
Croco e Smillace
Questa storia, tratta dalla mitologia Greca, è stata narrata in occasione dell'iniziativa proposta dal Centro Italiano Storytelling, per S.Valentino 2021: "Amore quante storie" Dona una storia a chi ami o a chi vuoi.
C’era una volta una ninfa di nome Smillace, era figlia degli dei dell’Olimpo.
Smillace amava molto la natura e faceva lunghissime passeggiate nei boschi fuori di Atene, dove la terrà era molto rigogliosa, ricca di vegetazione e di fiori come oleandri, ibisco, narcisi in grande varietà di colori gialli, rossi,arancioni, blu e viola. Raccogliere la frutta e osservare il mutare delle tinte nelle diverse stagioni la riempivano di gioia.
Un giorno di primavera, mentre camminava nel bosco, incontrò un giovane di tale bellezza come non aveva mai visto prima, ne rimase rapita e quando gli sguardi dei due giovani si incontrarono per la prima volta, una scintilla d’amore si accese immediatamente.
Da questo momento un legame d’amore li unì con un sentimento profondo e sincero. Ogni giorno si incontravano nel bosco, facevano camminate lunghissime, giocavano tra gli alberi , raccogliendo un frutto qui un frutto la, correvano sui prati e si sdraiavano sul muschio morbido.
Gli dei dell’Olimpo, però erano contrari al legame amoroso tra la figlia di una dea e un mortale e fecero di tutto per dissuaderli dalla passione che consideravano insana.
Con l’astuzia, con le minacce e con le punizioni tentarono in ogni modo di allontanarli, ma la loro passione era più forte di ogni altra cosa e il loro amore divenne più profondo e più duraturo che mai.
Gli dei dell’Olimpo esasperati, decisero di stringere un patto con Ade, dio degli inferi, per dividerli per sempre.
Ade si mostro con tutta la sua forza e suo potere, insinuandosi nei pensieri di Croco tormentandolo con sogni spaventosi, con fantasie deliranti, con predizioni funeste.
Croco cercò di resistere e di scacciare i fantasmi di Ade per proteggere il suo amore e il suo legame verso Smillace.
Ma i fantasmi di Ade erano sempre più terribili e Croco non riuscì a contrastarne gli attacchi ripetuti, preso dalla disperazione trovandosi vicino all´albero dove loro si incontravano, si tolse la vita.
Gli dei a questo punto erano soddisfatti di aver spezzato il legame tra la loro figlia Smillace e il giovane mortale e distrutto per sempre il loro sentimento.
Ma la disperazione di Smillace per aver perso per sempre il suo amato era immensa e versò molte lacrime sul corpo di Croco senza vita.
Mai gli dei avevano visto uno dei loro figli o figlie così abbattuto e privato della gioia di vivere. Non desiderava più camminare nei boschi, raccogliere la frutta e i fiori, non provava nessuna gioia a contatto con la natura, il suo sorriso si era spento per sempre.
La tristezza dipinta sul volto di Smillace infine mosse gli dei a compassione e pentiti del dolore che le avevano causato, cercarono un modo per riunire i due amanti.
Si rivolsero ad Ade con la preghiera di riportare in vita Croco, ma Ade non poteva accettare un simile patto e propose a sua volta un accordo, ossia di trasformare i due amanti in fiori. Gli Dei esultarono: gli sembrò una buona idea!
Così avvenne che la presunzione di Croco, di essersi innamorato di una figlia degli Dei, lo fece diventare un fiore dai petali di un viola intenso e brillante, mentre l’amore ardente fra i due diede vita ad un cuore giallo e prezioso, quello che oggi conosciamo come lo zafferano, l’oro rosso del mondo vegetale.
Smillace volle inoltre esprimere il suo eterno amore per Croco in una pianta con le foglie a forma di cuore, per ricordare agli amanti di oggi e domani che su ogni cosa vince l’Amore.